53 research outputs found

    Typical and Atypical Symptoms of Petrous Apex Cholesterol Granuloma: Association with Radiological Findings

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    Objective: Petrous apex cholesterol granuloma (PACG) is a lesion that can give rise to different symptoms, and correlations with etiopathology are ambiguous. The aim of this study is to analyze the association between PACG symptoms and radiological findings at presentation, in order to establish a reproduceable pre-operative radiological evaluation and guide the surgical indication. Methods: PACG patients were collected in two tertiary care hospitals. All cases underwent CT/MRI to evaluate the cyst localization and erosion of surrounding structures. Typical and atypical symptoms were then analyzed and compared to radiologic findings established in accordance with the literature. Results: Twenty-nine patients were recruited; the most common symptoms were headache (69%), diplopia (20.7%) and fainting (24.1%), an atypical clinical manifestation related to jugular tubercle involvement. Significant associations between symptoms and radiologic findings were noted in terms of headache and temporal lobe compression (p = 0.04), fainting and jugular tubercle erosion (p < 0.001), vestibular symptoms and internal auditory canal erosion (p = 0.02), facial paresthesia and Meckel’s cave compression (p = 0.03), diplopia and Dorello canal involvement (p = 0.001), and tinnitus and cochlear basal turn erosion (p < 0.001). All patients were treated via an endoscopic–endonasal approach, in which extension was tailored to each case. At a median follow-up of 46 months, 93.1% of patients experienced resolution of symptoms. Conclusions: This clinico-radiological series demonstrates associations between symptoms and anatomical subsites involved with PACG. Hence, it may guide the surgeon at the time of surgical decision, since it asserts that typical and atypical symptoms are actually related to PACG

    Septal flip flap per la ricostruzione del basicranio anteriore dopo resezione di tumori nasosinusali: risultati preliminari

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    Il trattamento chirurgico dei tumori maligni nasosinusali estesi al basicranio anteriore si è evoluto nel corso degli ultimi decenni, passando dalla resezione craniofacciale tradizionale agli approcci endoscopici endonasali. In questi approcci mini-invasivi, il basicranio anteriore viene generalmente ricostruito con tecnica multistrato, utilizzando innesti di materiale autologo (fascia lata o tratto ileo-tibiale), che determinano la produzione di abbondanti crostosità a livello della neocavità chirurgica con conseguente disagio e fastidio per il paziente. In casi selezionati, proponiamo di allestire un lembo di mucopericondrio e mucoperiostio di setto nasale controlateralmente rispetto alla neoplasia, peduncolato sui rami settali delle arterie etmoidali anteriore e posteriore (Septal Flip-Flap, SFF), che può essere ruotato a ricostruire il difetto del basicranio anteriore. Criteri di esclusione per l’allestimento di questo lembo locale sono: tumori con estensione bilaterale ad interessare entrambi i complessi etmoidali; infiltrazione neoplastica del setto nasale e/o del planum sfeno-etmoidale; tumore maligno nasosinusale con istologia potenzialmente multifocale. Nel nostro centro di riferimento di terzo livello, la ricostruzione del basicranio mediante SFF è stata eseguita in 4 pazienti affetti dalle seguenti patologie: teratocarcinosarcoma etmoidale in un caso, persistenza di carcinoma indifferenziato nasosinusale (in esiti di trattamento radio-chemioterapico) in un caso, estesioneuroblastoma della fessura olfattoria in un caso, e carcinoma spinocellulare etmoidale in un caso. Non si sono verificate complicanze intra/post-operatorie, ottenendo il successo della ricostruzione del basicranio nella totalità dei casi. Nel postoperatorio si è osservata una netta riduzione delle crostosità intranasali, con rapida guarigione della neocavità chirurgica. Attualmente, non si sono registrate recidive di malattia, con un follow-up medio di 15 mesi. La ricostruzione del basicranio anteriore mediante SFF si è dimostrata sicura ed efficace, con percentuali di successo elevate, simili a quelle ottenute con altri lembi locali peduncolati. Il SFF garantisce inoltre una maggiore rapidità nel processo di guarigione della plastica del basicranio, con una diminuzione delle crostosità nasali nel postoperatorio e conseguente miglioramento della qualità di vita del paziente. Questa tecnica appare essere valida anche dal punto di vista oncologico per casi estremamente selezionati di tumore maligno nasosinusale. Casistiche più ampie con follow-up a lungo termine sono necessarie per validare i risultati preliminari di questa innovativa e promettente tecnica chirurgica

    Fibroma ossificante dei seni paranasali: diagnosi e management

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    Le lesioni fibro-ossee benigne raramente colpiscono i seni paranasali e sono suddivise in 3 entità: osteoma, displasia fibrosa e fibroma ossificante. Questi presentano simili caratteristiche cliniche, radiologiche e istologiche ma hanno un comportamento diverso. Il fibroma ossificante, in particolare la variante istologica giovanile, può presentare un comportamento aggressivo con un alto rischio di recidiva se rimosso in modo incompleto. Lo scopo dello studio è quello di paragonare il comportamento clinico del fibroma ossificante con quello delle altre lesioni fibro-ossee; di evidenziare un eventuale comportamento differente tra i vari sottotipi istologici; di descrivere i vantaggi, i limiti e i risultati della chirurgia endoscopica endonasale rispetto ai dati presenti in letteratura. Abbiamo analizzato retrospettivamente 11 pazienti affetti da fibroma ossificante naso-sinusale e trattati in un centro ospedaliero di terzo livello. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC. La RM è stata eseguita in caso di coinvolgimento del basicranio o in caso di recidiva. Una biopsia pre-operatoria è stata effettuata nei casi in cui la massa era raggiungibile per via endoscopica. Un paziente è stato sottoposto a embolizzazione pre-operatoria ed ha riportato una cecità monolaterale al termine della procedure. In base alla localizzazione, l’exeresi del tumore è stata eseguita con un approccio endoscopico (7 pazienti), esterno (3), combinato (1). Istologicamente 5 pazienti hanno riportato un sottotipo convenzionale, 5 la variante giovanile psammomatoide associata in un caso a cisti aneurismatica ossea, e un paziente la variante giovanile trabecolare. Tre pazienti affetti dalla variante istologica giovanile psammomatoide hanno presentato un’invasione del basicranio e sono stati sottoposti ad exeresi subtotale per via endoscopica che ha richiesto in seguito, a causa di un aumento di volume del residuo, un secondo intervento per via transbasale. I reperti clinici, radiologici e istologici dovrebbero essere considerati insieme per una accurata diagnosi differenziale tra le lesioni fibro-ossee. Ulteriori studi sono necessari per concludere se la localizzazione e l’estensione del fibroma ossificante al momento della diagnosi sono più importanti della variante istologica. L’approccio endoscopico è la prima opzione nella maggior parte dei casi anche se in alcuni selezionati pazienti l’approccio esterno risulta ancora necessario

    ICAR: endoscopic skull‐base surgery

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    Endoscopic endonasal approaches for treatment of craniovertebral junction tumours

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    Tumours involving the craniovertebral junction (CVJ) are challenging because of their local invasiveness and high recurrence rates, as well as their proximity to critical neurovascular structures and the difficulty of reconstructing the resulting skull base defect at this site. Several surgical techniques are currently available to access these lesions, including the far lateral, extreme lateral, direct lateral, transcervical, transoral and transnasal approaches. In this paper, application of the endoscopic endonasal approach (EEA) in the treatment of CVJ tumours is analysed. The indications, contraindications, preoperative workup, step-by-step surgical technique, skull base reconstruction options and postoperative management are described. The advantages and limitations of the EEA are also discussed. Finally, a systematic review of the literature is provided to elucidate the levels of evidence supporting the use of the EEA in this field. Employment of this approach to the CVJ has contributed to high success rates in achieving gross total resection of tumours and improvement in neurological symptoms. Intraoperative and postoperative complication rates are acceptable, with cerebrospinal fluid leakage being the major concern (with a 17\u201325% incidence). Moreover, in comparison with traditional approaches to the CVJ, the EEA provides lower rates of postoperative dysphagia and respiratory complications. Use of the EEA for treatment of CVJ tumours appears to be a rational alternative to the conventional transoral, transcranial and transcervical approaches in selected cases. Multidisciplinary teamwork including different specialists\u2014such as medical and radiation oncologists, radiologists, otorhinolaryngologists and neurosurgeons\u2014is strongly recommended for the purpose of offering the best treatment strategy for the patient
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